Non c’è mai stato un crollo di vendite per gli articoli per animali, del resto non si parla di aspetti di poco conto, dato che vi rientra anche il cibo da dare ai nostri amici. Un pet shop, quindi, resiste e, anzi, si parla pure del sistema franchising.
Innanzitutto c’è da spiegare in costa consiste un’attività di un qualsiasi pet shop. Esso si articola principalmente in tre tipologie di vendita, ossia vendita di accessori ed alimenti per animali, vendita di animali vivi e commercializzazione di fitofarmaci e antiparassitari.
Per quanto riguarda gli accessori per animali, la loro vendita è regolamentata come una qualsiasi attività commerciale e richiede, perciò, la presenza di requisiti soggettivi relativi al titolare come, ad esempio, non avere procedure concorsuali in corso, non essere stati dichiarati falliti, ecc. Se si dovesse optare per la vendita di animali vivi, si dovrà produrre specifica richiesta di autorizzazione sanitaria ai servizi veterinari della Asl competente fornendo, assieme ad una dettagliata planimetria, pure un elenco di tutti gli animali che verranno sistemati all’interno del pet shop.
La vendita di fitofarmaci ed antiparassitari prevede licenze che dovranno essere rinnovate con una cadenza decennale.
Il franchising può essere redditizio, tuttavia bisogna prestare attenzione ad alcune clausole che sono tipiche di questi contratti, come le royalties (ovvero, una percentuale periodica richiesta dal franchisor per conferire l’autorizzazione a vendere prodotti riportanti quello specifico marchio). Inoltre, altro aspetto da non prendere sottogamba, i franchisor richiedono un certo investimento iniziale per arredare i locali preposti alla vendita e garantire il primo rifornimento di merci.
Ricordiamo, infine, i più comuni servizi offerti da un pet shop, oltre alle attività prima indicate: toelettatura, personal trainer per cani, educatori cinofili.
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