L’educazione del gatto

Un cane ed un gatto sono animali, chiaramente, diversi, anche se vivono a stretto contatto con gli esseri umani. Il primo è più dipendente dall’uomo, il secondo è metodico, più “egoista”, se così si può dire. Tutto ciò comporta un metodo educativo differente.

Ad esempio, mentre il cane ubbidisce perché riconosce nel padrone un “leader”, un grande punto di riferimento da ascoltare e seguire sempre e in ogni circostanza del quotidiano, il gatto continuerà invece sempre a fare ciò che gli viene chiesto, soltanto perché gli interessa farlo. Quindi, se dovesse ricevere, magari, come “premio” un bocconcino o qualcosa a lui particolarmente gradito, per lui non accade perché è il suo padrone a ordinargli un determinato modo di fare e di agire. Le attività del micio di casa hanno, perciò, sempre un fine ben preciso e delineato. Il gatto può essere allora addestrato a compiere determinate azioni, solo se ne è veramente interessato, se ne dovesse avere la voglia. E nel caso dovesse mordere? Il gatto morde per gioco o per nervosismo. Il primo è un comportamento tipico, poiché deriva dal loro istinto alla caccia. Il gatto vede in una mano, oppure in un piede, che si muovono una possibile sua preda. Occorre allora far capire al gatto che tale comportamento non è ammissibile. Si può farlo interessare ad altri giochi, magari servendosi di una pallina o una corda. Qualsiasi gatto che diventi improvvisamente aggressivo, dovrebbe essere portato dal veterinario per un bel controllo, questo perché alcuni tipi di patologie o, ad esempio, ferite da morso infette, possono portare il caro micio ad essere particolarmente irruente.
Quindi, bisogna sempre imparare a conoscere il proprio gatto e tenere a mente che, per quanto si sia adattato alla casa ed alla gente che vi abita, rimane pur sempre un gatto col proprio istinto e comportamento tipico della propria specie.

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