L’abbandono, un rituale duro a morire

Tutti gli anni e sempre la stessa storia. Gli abbandoni degli animali sono, purtroppo, un triste rituale che si ripete, specialmente con l’approssimarsi delle vacanze estive (ma non solo…). Eppure ci sono apposite norme in difesa degli animali e qualcosa negli anni è andato, per fortuna, cambiando.

E’ bene innanzitutto ricordare che l’abbandono, in Italia, è vietato ai sensi dell’art. 727 del Codice penale: «Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività, è punito con l’arresto fino ad un anno, o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.» Secondo la Dichiarazione universale dei diritti dell’animale, introdotta nel 1978 presso la sede dell’UNESCO a Parigi, « L’abbandono di un animale è un atto crudele e degradante». Il Ministero della Salute italiano, invece, specifica meglio il reato: «chi abbandona un cane, dunque, non solo commette un illecito penale (legge 189/2004), ma potrebbe rendersi responsabile di omicidio colposo, se si dovessero verificare incidenti stradali.»
Quindi, l’abbandono può portare a conseguenze gravi, non solo per lo stesso animale, ma anche per le persone, che potrebbero rimanere coinvolte in qualche incidente causato proprio da questa orrenda azione. Inoltre, tutto ciò può comunque portare al fenomeno del randagismo ed a conseguenti questioni di sicurezza, a problemi di igiene pubblica. C’è da aggiungere poi che l’abbandono non coinvolge solo gli animali domestici, bensì pure gli animali esotici. Diverse specie, infatti, non possono, per legge, essere tenute negli appartamenti privati.
Da anni gli animalisti stanno combattendo contro la piaga dell’abbandono e le campagne di sensibilizzazione si susseguono. C’è tanto da fare perché, come tutte le tristi “abitudini”, anche questa è dura a morire…

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